I can’t breathe

L’uccisione di George Floyd a Minneapolis, da parte di un poliziotto, sta avendo un’eco internazionale incredibile e provocando conseguenze imprevedibili.

Le proteste, iniziate Mercoledì 27 Maggio, si sono diffuse in tutti gli Stati americani e spesso sono state represse con estrema durezza dalle forze dell’ordine.

Nelle ultime notti, a New York, è stato imposto il coprifuoco e, da ieri, anticipato alle ore 20. Nelle strade, oltre alla rabbia contro il razzismo, emerge anche la frustrazione di tutte le persone, rimaste senza reddito, contro un sistema economico che abbandona i propri cittadini. 38,6 milioni di americani sono riamasti senza lavoro negli ultimi mesi.

Migliaia di persone, con forza e determinazione, scendono per le strade e stanano il presidente nel bunker di sicurezza.

Mentre durante il giorno si susseguono cortei pacifici, di notte, a New York vengono saccheggiati e colpiti i simboli del consumismo, così i grandi negozi illuminati devono montare protezioni per non essere distrutti. Le persone si sfogano rabbiosamente contro le icone dello shopping, simboli degli Stati Uniti d’America nel mondo.

Ritorniamo però alla causa scatenante. Atti di razzismo istituzionale, come quello di Minneapolis, sia ben chiaro, avvengono negli Stati Uniti d’America quando governano amministrazioni democratiche e conservatrici. L’odio razziale è il frutto amaro di un passato mai completamente superato.

Scena dal film Mudbound

È spaventoso l’elenco di persone afroamericane uccise solo negli ultimi anni dalla polizia: nel 2014 il diciottenne Michael Brown venne ucciso a Ferguson (Missouri) con 6 colpi di pistola; nello stesso anno Tamir Rice, 12 anni; Eric Garner, 43 anni, venne fermato a Staten Island, sbattuto a terra e schiacciato a morte; nel 2015 a Baltimora (Maryland), Freddie Gray, di 25 anni, muore per lesioni alla spina dorsale; nel 2016 l’omicidio di Philando Castile, 25 anni, un poliziotto gli sparò a un controllo stradale; a marzo Breonna Taylor, ventiseienne di Louisville.

Donald Trump “Law and order” sta provocando le reazioni più violente e cavalcando, in modo spregiudicato, questo evento. Mentre minaccia di schierare l’esercito per le strade, si dimostra sempre pronto a utilizzare tragedie o fatti di cronaca per conquistare un vantaggio politico e di visibilità personale. E’ difficile prevedere se questa strategia lo aiuterà a vincere le prossime elezioni.

Una cosa è certa, noi siamo al fianco di chi si mobilita contro il razzismo e auspichiamo possa trasformarsi in una mobilitazione mondiale per la giustizia sociale e l’uguaglianza, contro l’oppressione e gli abusi nei confronti delle minoranze e degli emarginati.

Come europei, però, non abbiamo le carte in regola per dare lezioni morali agli altri paesi. Molti studi dimostrano come, nel nostro continente, siano incrementati in modo allarmante i reati generati dall’odio antisemita e anti-musulmano, nonché altre forme di odio razziale. L’esempio più recente è dato dalla sparatoria ad Hanau, in Germania, dove 9 persone sono state uccise e molte altre ferite da un estremista di destra.

Vedere un agente uccidere un uomo suscita disgusto e rabbia, così come girare lo sguardo dall’altra parte mentre muoiono persone nel Mar Mediterraneo, è la stessa inciviltà.

A ciascuno il proprio fallimento culturale, a ciascuno il proprio razzismo.

Di Luca Speranzini

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