Un rapporto della Nato erroneamente pubblicato in prima versione , ha confermato la presenza di un quantitativo di bombe nucleari presenti sul territorio italiano. Questo è possibile in quanto attualmente l’Italia partecipa al programma di “condivisione nucleare” della NATO, oltre ad aver firmato diversi accordi bilaterali stipulati con gli Usa dagli anni 50′ in poi.
L’anno scorso non hanno fatto notizia però le dichiarazioni di Hans Kristensen della Federation of American Scientists sulla presenza di 40 bombe atomiche statunitensi in Italia.
Secondo quanto dichiarato, inoltre, gli Stati Uniti possiedono 150 ordigni nucleari dislocati in Europa e l’Italia rimane il Paese ad avere il primato per quanto riguarda il più alto numero di bombe dislocate sul territorio, per lo più tra la base di Ghedi Torre ed Aviano. Durante il Governo Monti, e col Governo Letta dopo, era insorta la polemica sull’acquisto di un numero elevato di cacciabombardieri, in un periodo in cui si applicavano tagli lineari a scuola e sanità, in un paese profondamente colpito dalla crisi economica.
Il possesso degli F-35 rientra in un più ampio progetto di rinnovamento dei velivoli a disposizione e di adeguamento tecnologico per il trasporto delle bombe atomiche B-61 che da quest’anno saranno sostituite dalle B61-12 progettate per avere una maggiore precisione sul bersaglio.
Per quello che riguarda questi arsenali, il Governo italiano non ha nessun controllo né giurisdizione, e sarebbe necessario il permesso del Parlamento solo in caso di uso offensivo.
Non è chiaro inoltre, se verranno (o sono state) spostate le 50 testate nucleari che sono nella base di Incirlik, in Turchia, ad Aviano in Friuli-Venezia-Giulia. Il Ministero della Difesa smentisce questa ipotesi ma il Governo non ha mai chiarito a proposito.
Hans Kristensen afferma inoltre, in un’intervista, che le basi italiane e quella turca per vent’anni non sono state abbastanza sicure per custodire queste bombe. Dal 2015, continua Kristensen, gli Stati Uniti hanno quindi dato il via a importanti lavori di ammodernamento della sicurezza di Aviano e, precisa il componente della Federation of American Scientists, gli interventi hanno come scopo di aumentare la protezione fisica delle armi nucleari stoccate nelle due basi della US Air Force.
Per troppo tempo le protezioni e la sicurezza sono state inadeguate e si è sottovalutato il pericolo.
Detenere queste armi nel nostro Paese dimostra quindi un rischio per l’intera collettività oltre che essere una spesa di soldi pubblici, in termini di manutenzione delle strutture di combattimento e dei campi alloggio per i militari statunitensi.
L’Italia nel 1975 ha ratificato l’accordo di non Proliferazione Nucleare (TNP) ma anni dopo, nel 2017, ha respinto il Trattato ONU sull’abolizione delle armi nucleari.
Nonostante le promesse e gli appelli firmati da Di Maio ed altri esponenti politici del Pd e del M5S, l’Italia, negli ultimi tre anni, non ha fatto passi avanti su questo tema.
L’articolo 11 della Costituzione italiana e il TNP rendono quantomeno discutibili queste operazioni dell’Alleanza Atlantica e del Pentagono.
La Storia chiede a questo Governo italiano di firmare l’Accordo ONU, per spiegare all’amministrazione americana che la Guerra Fredda è finita.
Scritto da AC