Negli ultimi venticinque anni una delle colpe più gravi della classe politica italiana, da sinistra a destra, è stata quella di permettere uno dei più grandi esodi antieconomici del nostro paese. Migliaia di ragazzi neo-laureati sono fuggiti all’estero per mancanza di opportunità o per eccessivo divario di salario. Sono ricercatori in tutti gli ambiti scientifici ma anche infermieri e medici, ne sentiamo proprio in questi mesi una profonda necessità. L’Italia non è stata in grado di offrire loro una possibilità di carriera, al massimo delle briciole come ad esempio nella ricerca: remunerata con esigui rimborsi e contratti miseri.
Le migliori menti e le nuove generazioni sono state formate dalla scuola italiana e gli altri paesi o aziende straniere stanno raccogliendo i frutti.
Il nostro Governo ha la possibilità di fare un grande gesto di scuse nei loro confronti, simbolicamente per le colpe di tutti i passati esecutivi, bandendo una chiamata internazionale, offrendo loro uno spazio al tavolo delle decisioni. C’è l’opportunità di pianificare i prossimi trent’anni industriali ed economici del nostro paese ma insieme alle categorie e alle aziende, alle università presenti sul nostro territorio, è necessaria la presenza dei ricercatori, dei professionisti che attualmente vivono all’estero. Non è solo un problema di come spendere burocraticamente i soldi del recovery fund, è anche come immaginare una società più equa e sostenibile, ricostruire un nuovo modo di vivere, nuove abitudini e tecnologie, un nuovo piano sanitario. Per fare ciò non bastano le forze di questo paese, abbiamo assolutamente bisogno di far tornare le persone che abbiamo lasciato andare, una chiamata al ritorno per un futuro da generare insieme, politica nazionale e locale, aziende e università e tanta intelligenza da riportare a casa con urgenza, altro che rimpasti o capricci parlamentari.
Scritto da Luca Speranzini