IL MANOSCRITTO
Parlo con te
per non parlare con me
sediamoci per il tè con tanti bignè
dolce para parlo con te
sei avara, una troia che brama carne umana
raffinata con matita e mascara
mia innamorata punta in faccia una lupara per ogni sbaglio che non si ripara dico sayonara!
Per ogni cosa che ci allontana
chiedo scusa alla signora anziana
per ogni cosa vaga ho casa invasa da fantasmi di The others
brutta grana questa para grande maga
torta smangiucchiata ci si sfama si accomoda ingrata
la mia Dea Bendata alle slot si è rovinata per darmi giornata fortunata mi spinge contro staccionata
qui fuori è landa desolata
ultimo fiore girasole ogni stagione cambia direzione
in cerca di un posto migliore, volo con l’immaginazione a bordo di questo galeone giriamo il timone orizzonte lontano sul pennone in acqua blu di colore fino giù l’equatore, parole che si perdono nel vento il nostromo mi fa scrivere testamento prima dell’abbattimento, come ovino di allevamento in combattimento con ogni pentimento in bilico sopra il cemento siamo 1 contro 100 cerco il faro nel buio ma ho il presentimento che il mio faro è spento, percepisco il brusio del malcontento del reggimento ma non fa nulla per il cambiamento è solo allestimento buono in tono con l’abbigliamento per la serata di lento ma scolpito nel manoscritto del tempio personale abisso d’argento in cui sto cadendo
mi lamento ma non sento urlo soffocato nel silenzio
Ho sprecato fiato tra presente e passato mi ha consumato ho il cuore impolverato come libro impolverato nello scaffale all’indice quindi vietato
Disprezzo ciò che sono diventato felice come un Ebreo deportato avventato nel momento sbagliato tormentato attempato come quello del quadro
bramo curiosità per il futuro non raffigurato nella realtà sono come Notre-Dame bruciacchiato con te sono sposato, per sempre onorato ma sacrificato moglie fedele e acerrimo avversario perseguita ogni giorno del calendario, un calvario finchè non cala sipario, il mio libro faccio i conti col bibliotecario un sicario a cui ho chiesto mano il mio scheletro nell’armadio.
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