Poesia Post moderna ciclo 1

IL MANOSCRITTO

Parlo con te

per non parlare con me

sediamoci per il tè con tanti bignè

dolce para parlo con te

sei avara, una troia che brama carne umana

raffinata con matita e mascara

mia innamorata punta in faccia una lupara per ogni sbaglio che non si ripara dico sayonara!

Per ogni cosa che ci allontana

chiedo scusa alla signora anziana

per ogni cosa vaga ho casa invasa da fantasmi di The others

brutta grana questa para grande maga

torta smangiucchiata ci si sfama si accomoda ingrata

la mia Dea Bendata alle slot si è rovinata per darmi giornata fortunata mi spinge contro staccionata

qui fuori è landa desolata

ultimo fiore girasole ogni stagione cambia direzione

in cerca di un posto migliore, volo con l’immaginazione a bordo di questo galeone giriamo il timone orizzonte lontano sul pennone in acqua blu di colore fino giù l’equatore, parole che si perdono nel vento il nostromo mi fa scrivere testamento prima dell’abbattimento, come ovino di allevamento in combattimento con ogni pentimento in bilico sopra il cemento siamo 1 contro 100 cerco il faro nel buio ma ho il presentimento che il mio faro è spento, percepisco il brusio del malcontento del reggimento ma non fa nulla per il cambiamento è solo allestimento buono in tono con l’abbigliamento per la serata di lento ma scolpito nel manoscritto del tempio personale abisso d’argento in cui sto cadendo

mi lamento ma non sento urlo soffocato nel silenzio

Ho sprecato fiato tra presente e passato mi ha consumato ho il cuore impolverato come libro impolverato nello scaffale all’indice quindi vietato

Disprezzo ciò che sono diventato felice come un Ebreo deportato avventato nel momento sbagliato tormentato attempato come quello del quadro

bramo curiosità per il futuro non raffigurato nella realtà sono come Notre-Dame bruciacchiato con te sono sposato, per sempre onorato ma sacrificato moglie fedele e acerrimo avversario perseguita ogni giorno del calendario, un calvario finchè non cala sipario, il mio libro faccio i conti col bibliotecario un sicario a cui ho chiesto mano il mio scheletro nell’armadio.

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