L’animale selfante sfreccia con la sua automobile, lo vede…si gira… e pensa:
“Domani sei miooo”.
Il giorno dopo torna, vestito di tutto punto, parcheggia con cura e smonta…
Si aggira a passo felpato, nota i segni di altri animali passati per quel paradiso…
E’ un dipinto di fiori, sembra una tela. “Addirittura ci sono ancora le farfallee… che insetti…che colori…che libertà”, pensa l’animale selfante, sbalordito e stordito da cotanta bellezza.
“Vabbè sono risorte dalle ceneri anche le fastidiose e spesso letali: api. Certo non potevano farsi scappare questo banchetto gustoso e succulento di fiori freschi”.
Insomma la distesa di colori era il luogo perfetto, la location “da sogno”.
L’animale selfante la brama, si avvicina lentamente e diretto verso il centro, si orienta rispetto alla luce del sole, non c’era, pone lentamente il suo ginocchio sinistro per terra, a costo di sporcarsi il pantalone appena lavato, innalza il braccio destro fino alla sua massima estensione…sorride…per un instante…fattooo. Aaaaah. Un’immensa e piacevole sensazione si irradia in tutto il corpo, che goduria…
Soddisfatto del proprio capolavoro si improvvisa in una corsetta di alleggerimento, tra un fiore e l’altro, il campo è suo, “saranno tulipani o girasoli?”, la differenza non gli è ancora chiara.
Con il fare di chi ha compiuto l’impresa, riprende la macchina, ansioso e vorace di conoscere.. se è stato apprezzato il suo sforzo selfante.
Di Luca Speranzini
P.S. tratto da una storia vera:
https://www.gardapost.it/2021/05/26/campo-di-papaveri-devastato-per-i-troppi-selfie/